Con l’anno accademico 2023-2024 la scuola giunge alla quarta edizione, dedicata ai giovani che si mettono in gioco con il mestiere del giornalismo d’inchiesta, inviati speciali nell’era dell’Intelligenza Artificiale.
Dal 7 novembre sei lezioni tenute in Camera di Commercio e nell’auditorium Santa Caterina dai “big” del giornalismo televisivo e della carta stampata: Stefano Feltri, Riccardo Iacona, Lisa Iotti, Riccardo Staglianò ed Emiliano Poddi.
Coordinato da Maria Rosaria Nevola, ideatrice della scuola con Antonio Barzaghi e diretto da Lisa Iotti, il corso formativo coinvolgerà 56 ragazzi dei Licei trevigiani e si svilupperà da novembre 2023 a maggio 2024.
La sede dei corsi sarà la sala conferenze della Camera di commercio Treviso-Belluno/Dolomiti. L’ente camerale fa parte dei sostenitori della scuola di reportage, partner in cui sono presenti i Comuni di Treviso, Salgareda, Ponte di Piave e Oderzo, la Regione Veneto, la Provincia di Treviso Banca Prealpi SanBiagio, Ascopiave e Soroptimist Club Treviso.
La Scuola di Reportage Goffredo Parise 2023-2024 raccontata da Lisa Iotti
Stiamo andando verso un mondo in cui sarà sempre più difficile riconoscere se un testo, una foto o persino un video siano stati realizzati da un essere umano o da un’intelligenza artificiale generativa. I modelli di linguaggio come Chatgpt o i programmi di immagini come Midjourney, per citare quelli più famosi, saranno sempre più pervasivi e sempre più facili da maneggiare. Questo vuol dire che chiunque sarà in grado di generare contenuti altamente credibili: potremo scrivere un reportage su una guerra lontana senza mai esserci mossi dal nostro tinello, intervistare persone che non esistono o pubblicare foto di luoghi mai visti.
Le fake news, le manipolazioni, gli errori si moltiplicheranno e si diffonderanno a dismisura e, in mezzo a tutto questo rumore, noi rischiamo di non avere più gli strumenti cognitivi per discernere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, quello che bisogna fare da quello che non bisogna fare.
Ma non solo. La mia paura più grande è che finiremo per non credere più a nulla. Una forma di nichilismo post nietzchiano: se tutto può essere manipolato, se persino una voce o un video possono essere replicati, è legittimo che io non mi fidi più di niente. Ma una società della sfiducia è un pessimo posto in cui vivere. Nel XXI secolo ancora abbiamo bisogno di credere e di fidarci gli uni degli altri, perché solo così può restare unita una comunità, solo nella condivisione di valori – tra cui quello della verità – possiamo provare compassione verso il prossimo.
Se cinquant’anni fa. davanti alla famosa foto in prima pagina del New York Times con la bambina nuda che scappava dal villaggio vietnamita colpito dalle bombe al napalm degli americani, il mondo avesse pensato boh, sarà vera, sarà successo, esiste davvero questa bimba o l’ha ricreata un’AI? che cosa sarebbe stato di quella guerra, ci sarebbe stata quell’ondata di orrore e di dolore che contribuirono a far cessare il conflitto? Un mondo della diffidenza è un modo pericoloso.
La buona notizia però è che non siamo spacciati, soprattutto non lo sono le nuove generazioni. A patto che, a partire dalla scuola, si insegni loro che, oltre all’ablativo, a Carlo Magno e alle espressioni, è ineludibile oggi allenare il pensiero critico, cioè la capacità di porci domande, di fare verifiche, di avere uno sguardo attento e laterale sulle cose, di andare in profondità, di confrontare i pareri, di capire chi è che ci sta comunicando qualcosa e per quale ragione ce la sta comunicando in quel modo.
In sintesi, la disponibilità a essere a nostro agio con la complessità e le difficoltà della vita.
Per fortuna il nostro cervello, specie quello dei più giovani, è plastico. Quindi certe reti neurali, quelle deputate alla riflessione, all’astrazione, all’empatia si possono fortificare, come se fossero dei muscoli, a discapito di quelle che processano in modo superficiale e veloce le informazioni. Ci sono tante palestre per farlo: provare a realizzare un reportage- inchiesta, che necessita di tempo, di indagini, di confronti, di curiosità, è una di queste, al di là del fatto che poi si vorrà fare il giornalista o il dentista. Capire il mondo e risuonare davanti agli altri serve a tutti.
La speranza, naturalmente, è che la Scuola di reportage Goffredo Parise possa accendere qualche fuoco e far immaginare un futuro a cui non si era pensato, come è successo negli anni passati. E questo lo dico perché, paradossalmente, sono convinta che nei prossimi anni avremo sempre più bisogno di avere qualcuno che ci faccia da faro di verità nella Babele del mondo: spariranno le narrazioni piatte, ciniche, superficiali, non documentate, non originali, non approfondite, non appassionate o senza rigore e senza l’amoroso tocco di Parise, perché lo faranno le Intelligenze Artificiali, e lo faranno meglio e a costo zero.
Non penso per niente che questo mestiere sia finito, anzi. Io vorrei tornare a sentire un giorno quella frase che si diceva tanti fa, i miei nonni ancora la dicevano, e che ora nessuno si azzarda più a pronunciare: è così, perchè l’ho letto sul giornale. O l’ha detto la televisione.
Perché non sperare che questo rinascimento inizi proprio da qui, dai luoghi dello scrittore Goffredo Parise, che coi suoi meravigliosi reportage ci ha fatto capire il mondo?
E ora passiamo alla Scuola, che quest’anno è ancora più ambiziosa degli anni scorsi. Perché ci piace puntare l’asticella sempre più in alto, che a cadere si fa sempre in tempo.
In questa edizione ci saranno inviati che avete già conosciuto e altri che conoscete per averli visti in tv o letti sui giornali: Riccardo Iacona, Stefano Feltri, Riccardo Staglianò ed io insegneremo ai ragazzi i ferri del mestiere. Come nasce un’ inchiesta, come si sceglie una notizia, come si prepara una trasferta, come si approfondisce un tema, come si fa un’intervista, come ci si pone davanti alle persone, come si scrive.
E siccome il modo in cui raccontiamo una storia, le parole che scegliamo, il valore che diamo ai dettagli sono fondamentali, tra noi ci sarà anche lo scrittore Emiliano Poddi che, oltre che autore di libri, insegna alla Scuola di scrittura e cinema Holden di Torino, fondata da Alessandro Baricco trent’anni fa.
Ultima cosa. Saranno poche le ore dedicate alle lezioni frontali, soprattutto ci si concentrerà sulla interazione coi ragazzi e con laboratori continui. L’idea è quella di alternare momenti di insegnamento o di lettura articoli e visione di video con esercizi di scrittura, di ricerca, di lavoro in modo da farli impratichire e iniziare subito sul campo.
Docenti
Programma
STEFANO FELTRI
Cosa distingue un articolo di cronaca da uno di opinione? Come nascono e che tipo di informazioni diverse offrono? L’evoluzione digitale delle news ha reso sempre più difficile separare le due categorie. Una lettura consapevole dei giornali e dell’uso che i social fanno dei loro contenuti permette di orientarsi con più consapevolezza. Ma per farlo bisogna capire come funziona il flusso produttivo dell’informazione, quali sono i suoi segreti e i suoi costi. Attraverso la lettura di giornali, esempi pratici e lavoro in prima persona, i ragazzi proveranno a scrivere piccoli editoriali, scoprendo come si argomenta un punto di vista.
RICCARDO IACONA – LECTIO MAGISTRALIS
I ragazzi avranno la possibilità di dialogare con un maestro del giornalismo italiano, uno dei pochi a mettere d’accordo tutti per la sua capacità di trovare e scavare nelle piccole e nelle grandi storie, di raccontare dal basso i grandi temi contemporanei, soprattutto quelli di cui nessuno non vuole parlare. Empatico verso gli ultimi, rispettoso verso il dolore così come mai cinico verso i cosiddetti cattivi perché, come insegna Iacona, il coltello dalla parte del manico lo abbiamo noi e bisogna usarlo sempre con attenzione, chiunque abbiamo di fronte. L’incontro sarà una straordinaria occasione non solo per imparare come si fa questo lavoro, ma anche di rendersi conto come umanità e umiltà siano fondamentali per chi vuole andare in giro a indagare il mondo. Qualità purtroppo sempre più rare.
LISA IOTTI
In quest’incontro metteremo a fuoco quello che i ragazzi hanno appreso nelle due lezioni precedenti e cercheremo di imbastire la loro inchiesta o reportage. Sviscereremo i temi che hanno pensato, ci confronteremo in gruppo per capire quelli che possono andare avanti e quelli che sono infattibili e cominceremo a lavorare sui singoli progetti, facendo sia delle ipotesi di percorso sia mettendo le mani in pasta. Insegneremo loro il metodo, etimologicamente: come si imposta lo studio di un argomento e come si governa il materiale che via via si legge e che si raccoglie, proprio perché un progetto di questo tipo è molto diverso dall’articolo di un quotidiano e prevede una ricerca lunga e dettagliata. Quali sono i testi da guardare, quali le persone più attendibili, come si dissotterra un tema e si passa dall’intuizione all’elaborazione? Tutto questo con esempi concreti partendo da quello su cui lavoreranno.
RICCARDO STAGLIANÒ
Se si può imparare a scrivere un romanzo perché non si dovrebbe poter imparare a scrivere un reportage? Negli Stati Uniti il dibattito è stato superato da decenni. Da noi lo stile, nelle scuole di giornalismo, non è neppure materia a sé. Con questo breve corso proviamo a colmare la falla, esponendo i ragazzi al magistero di fuoriclasse, da Tom Wolfe a David Foster Wallace, da Emmanuel Carrère a Joan Didion, giusto per citarne alcuni. Integrando il tutto con la più modesta prassi (cosa fare prima, durante e dopo il reportage) di un inviato di settimanale italiano che, da un quarto di secolo, prova disperatamente, per dirla con Beckett, “a provare ancora, sbagliare ancora, sbagliare meglio”.
EMILIANO PODDI
“Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d’acqua,” scriveva Dino Buzzati sul Corriere due giorni dopo la strage del Vajont il 9 ottobre del 1963, “e l’acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi”.
Leggendo pagine come questa, e attraverso l’analisi di alcune scene tratte dai film e dai romanzi, vedremo cos’è un racconto, come fa a stare in piedi, quali sono gli strumenti fondamentali della narrazione e come questi strumenti possano funzionare anche fuori dai film e dai romanzi – dunque anche in un reportage. Anche qui i ragazzi verranno stimolati a scrivere dei piccoli pezzi, per impratichirsi a narrare le scene, i personaggi, le storie.
LISA IOTTI
In questo incontro finale i ragazzi dovranno portare le bozze dei loro lavori e, attraverso un confronto con la loro Tutor, discuteranno insieme dell’inchiesta, della scrittura, della struttura, si lavorerà sui singoli testi per capire i punti di forza e di debolezza, quello che va approfondito o tralasciato, le persone che mancano… Il tutto per avere poi il tempo in aprile per completare i reportage-inchiesta e consegnare i pezzi per le premiazioni al Premio Parise a maggio.
- Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso
- Liceo Antonio Canova di Treviso
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Liceo Leonardo Da Vinci di Treviso
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Liceo Marconi di Conegliano
- Liceo Berto di Mogliano Veneto
- Liceo Giorgione di Castelfranco Veneto
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Liceo Scarpa di Oderzo